26 febbraio 2025

Una guerra lampo si è trasformata in un disastro al rallentatore.


Quando la Russia ha invaso l'Ucraina il 24 febbraio 2022, il piano era semplice: guerra lampo.
La maggior parte degli "strateghi" del Cremlino pensavano a una campagna fulminea che si sarebbe conclusa in pochi giorni, un paio di settimane al massimo.
Che la resistenza ucraina non ci sarebbe stata o sarebbe stata minima.
Che la risposta occidentale sarebbe stata troppo lenta per avere importanza e che la "vittoria" sarebbe stata una conclusione scontata.
Vi furono, in verità, alcune opinioni divergenti fra le elite russe, ma Putin e il Cremlino avevano già deciso...

Facciamo un salto in avanti fino a oggi: quella cosiddetta "guerra lampo" si è trasformata in un disastro che si sviluppa al rallentatore, in carri armati e blindati russi che diventano palle di fuoco, in veicoli di ogni tipo rimasti senza conducente e con metà dei passeggeri che saltano giù alla prima occasione.
Una grande delusione per chi era convinto e davvero credeva che la Russia fosse una superpotenza: tutto è stato calcolato male.

La pianificazione strategica del Cremlino è stata ispirata da un mix di nostalgia storica e pio desiderio.
"L'Ucraina non è nemmeno un vero paese", dicevano.
"Arriveremo, pianteremo una bandiera e Zelensky fuggirà più velocemente di un oligarca di Mosca che prenota un volo per Dubai".

Sfortunatamente per loro, la realtà si è sviluppata diversamente.
Il popolo ucraino aveva altre idee.
Nel momento in cui sono stati sferrati i primi pugni (o missili), l'Ucraina ha fatto ciò che nessuno si aspettava: ha reagito con tutte le sue forze.
Non solo con carri armati e armi, ma con grinta e con un'incrollabile identità nazionale.
Invece di deporre le armi, gli ucraini hanno preso molotov, Javelins e un senso dell'umorismo che ha sciolto la propaganda russa più velocemente di un attacco di droni.

Quando è iniziata la guerra, i contadini nei villaggi rurali hanno rimorchiato via i carri armati russi con i loro trattori.
Gli ucraini esperti di tecnologia hanno lanciato attacchi informatici dai loro computer portatili.
Un'intera nazione è diventata una forza di resistenza nel corso di una notte, dimostrando che anche l'avversario più sottovalutato può essere il più pericoloso.
La "vittoria facile" è diventata una crisi esistenziale.
Invece di schiacciare gli ucraini come un rullo compressore, i russi hanno hanno cominciato a pensare "Oops, abbiamo dimenticato la logistica".

La logistica: ingrediente chiave di qualsiasi operazione militare di successo (non solo di questo, in effetti).
I russi hanno trattato cibo, carburante, munizioni, ricambi e quant'altro come fossero dettagli minori.
A quanto pare la Russia ha dato per scontato che queste cose sarebbero apparse magicamente lungo il cammino, proprio come i loro sostenitori fantasma in Ucraina.
Invece, i loro carri armati sono rimasti senza benzina, le loro truppe senza cibo e le loro unità d'élite sono state ridotte a saccheggiare i negozi di alimentari come in un gioco di sopravvivenza post-apocalittico.

Un momento particolarmente storico di "brillantezza" tattica, eufemismo, è stato il famigerato convoglio lungo 40 chilometri bloccato prima di arrivare a Kyiv.
Per giorni i media hanno vaticinato la "caduta di Kyiv" a causa della presenza di questo convoglio.
Quaranta chilometri di carri armati, camion e soldati affamati e confusi, fermi in un luogo che loro non conoscevano, in attesa di muoversi.
Quel convoglio è stato smembrato da una manciata di dopolavoristi che gli hanno scaricato addosso bombe di mortaio dai droni, a bordo di quads.
I russi di quel convoglio sono rimasti per giorni in attesa di rifornimenti, ordini, istruzioni e buon senso.
Più un ingorgo con esplosivi che una strategia militare.

Per decenni, la Russia ho promosso il mito della sua superiorità militare, a cui hanno creduto molti sprovveduti in Occidente.
In pochi giorni gli ucraini hanno appannato questo mito, fino al punto che davvero ora è evidente le Forze Armate russe non sono il secondo miglior esercito al Mondo e che al ruolo auto-attibuito di "superpotenza" corrisponde di più quello di "attore regionale".

L'invasione dell'Ucraina ha dimostrato che, per quanto numericamente imponente, un esercito costruito sulla corruzione, che perpetua tattiche obsolete e impiega vastamente equipaggiamento dell'era sovietica, non domina il moderno campo di battaglia.
Che, incidentalmente, pare sia l'unico compito che dovrebbe avere.
Sono emersi resoconti di soldati russi che utilizzavano mappe cartacee degli anni '80 e di comunicazioni militari russe intercettate e disturbate da adolescenti ucraini.
Abbiamo visto abbandonati carri armati russi che erano guasti per pura negligenza, che gli ucraini hanno asportato, fatto propri e rimesso in funzione.
La Russia è diventata il fornitore di equipaggiamenti dello Stato che ha invaso.
Notevole.
Tutto questo mentre l'Ucraina finanziava tramite crowdfunding la produzione in serie dei primi droni e tutorial su TikTok spiegavano come hackerare le comunicazioni russe.

In origine, non si sarebbe nemmeno dovuto chiamare guerra: "operazione militare speciale" suonava bene.
Pulita, efficiente, senza confusione, senza problemi, veloce.
La "operazione militare speciale" è diventata una guerra senza fine: ormai dura più dell'intera campagna del fronte occidentale della Prima Guerra Mondiale.

Incapace di ammettere gli errori e di smetterla prima che fosse troppo tardi, il Cremlino ha raddoppiato gli sforzi a ogni battuta d’arresto.
Ogni offensiva fallita era giustificata dalla necessità di "preparare il campo di battaglia".
Ogni città perduta era una "ritirata strategica".
Le perdite imbarazzanti erano semplicemente non menzionate.
Ma al tempo dei droni e di internet non si può nascondere nulla...
E bloccare internet ai russi... serve a poco...

Le reclute sono gettate in battaglia dopo due settimane di addestramento, fornite di AK-47 arrugginiti e giubbotti antiproiettile che non fermerebbero una freccetta.
La loro missione?
Prendere una città già distrutta a qualsiasi costo.
La loro ricompensa?
Un messaggio Telegram dal Ministero della Difesa che nega la loro esistenza.

Il "debole" esercito ucraino si è rifiutato di morire, nonostante il Presidente "abdicato" Yanukovich abbia fatto tutto in suo potere per indebolire le Forze Armate di Kyiv.
Chi l'ha sostituito ha invece organizzato il miracolo.
La Russia ha sottovalutato l'esercito ucraino come una zanzara sottovaluta uno zanzariera elettrica.
Non si è trattato solo di armi occidentali, ma di pura forza di volontà.
Lo stesso Esercito che la Russia ha deriso nel 2014, entro il 2022 si era trasformato in una forza temprata dalla battaglia e tecnologicamente esperta che conosce ogni centimetro del suo territorio e non ha alcuna intenzione di arrendersi.

Invece di crollare, l'Ucraina si è adattata.
Hanno usato i droni come si farebbe in un videogioco con "vite infinite".
Hanno distrutto le linee di rifornimento russe con precisione chirurgica.
E mentre i soldati russi si chiedevano perché i loro generali stessero ancora usando tattiche degli anni '40, le truppe ucraine si coordinavano in tempo reale tramite Starlink.

Sanzioni?
Quali sanzioni? Oh, quelle sanzioni...
Mosca ha liquidato le sanzioni occidentali come un piccolo inconveniente, assicurando a tutti che la Russia avrebbe potuto sopravvivere a qualsiasi cosa.
Un anno dopo il rublo è crollato, le fabbriche hanno cominciato a chiudere e i microchip "Made in Russia" si sono rivelati essere stati riciclati da lavatrici e lavastoviglie.
L'industria della difesa russa ha dovuto sostituire le importazioni perse, ri-organizzando la produzione di equipaggiamenti militari con parti di auto rubate e armi e sistemi d'arma tenuti insieme con nastro adesivo.

Nel frattempo, gli oligarchi russi hanno trovato i loro conti bancari congelati, i loro yacht sequestrati e le loro ville europee riadattate per ospitarvi i rifugiati ucraini.
È stato un anno difficile per i miliardari signori della guerra russi.
Le banche russe sono state espulse dalle transazioni internazionali, e, a cascata, le banche di paesi terzi hanno cominciato e interrompere i contatti con le corrispondenti russe temendo sanzioni secondarie.
Le sanzioni internazionali, nel consueto eccesso di boria russa sono state persino definite "benefiche": tanto benefiche che la diplomazia russa implora da un paio d'anni che esse vengano almeno in parte rimosse.

Alla fine dell'anno 2023, l'Esercito russo aveva un problema: i soldati stavano finendo.
I tassi di morti e feriti al fronte erano alti e l'entusiasmo patriottico era basso e in diminuzione.
La soluzione del Cremlino è stata buttare soldi sul problema, promettendo enormi bonus.
Carcerati sono stati arruolati e amnistiati in cambio di sei mesi di combattimento (e una condanna a morte quasi certa).
Adolescenti, operai e nonni si sono ritrovati, volenti o meno, a improvvisamente imbracciare i fucili.

Il risultato è un esercito pieno di riluttanti, non addestrati e sfortunati, con morale inesistente e tassi di diserzione alle stelle.
E tuttavia, la macchina da guerra russa ha continuato e continua a andare avanti, divorando reclute più velocemente di quanto esse possano essere reintegrate.
Una guerra che per la Russia non ha strategia di uscita, perché nel terzo anno completato di essa, quella che avrebbe dovuto essere una guerra di "massimo due settimane" non ha una chiara fine di fronte.
Vincere?
Dal punto di vista militare è improbabile che la Russia possa vincere: gli obiettivi iniziali sono stati progressivamente abbandonati e ora l'obiettivo massimo per la Russia sembra essere "mantenere qualsiasi terra che abbiamo ancora".

Per la Russia negoziare non è un'opzione.
Ammettere il fallimento non fa parte della mentalità russa, tanto meno dei funzionari del Cremlino o di quello che viene spacciato per Putin, che in quanto "sostituto" non può avere ragionamenti diversi da quelli dell'originale.
La Russia non può ritirarsi: sarebbe troppo umiliante.

Tuttavia, più la guerra si trascina, più essa prosciuga l'economia, trascinando nel vortice l'esercito e la reputazione globale della Russia.
Non è più una guerra: è un lento crollo che avviene in tempo reale, che racconta e ammonisce di arroganza militare.

Quello che la Russia pensava sarebbe stata una conquista ad alta velocità è diventato uno spettacolo globale di fallimento, in internet, con dimostrazioni di barbarie, inefficienza e vergogna che raggiungono ogni smartphone e tablet.
È una dimostrazione di come arroganza, scarsa pianificazione e credere alla propria propaganda conduca al disastro.

Una guerra che doveva durare giorni si è ora estesa ad anni, senza una fine in vista.
E mentre i soldati russi affrontano un altro inverno brutale, calzando ciabatte.

Una cosa è certa: questa non è mai stata una guerra lampo.

Che possa essere conclusa da accordi "più o meno politici", aperti o sottobanco, è quantomeno dubbio.
Potrebbe essere interrotta, dando al tempo ai generali russi e al Cremlino di ricominciare di nuovo appena ripresi dallo shock.
Come dice la pubblicità di quel detersivo: "garantito al limone".